Terra di Melendugno

Terra di Melendugno

Melendugno – Il paese presenta numerose testimonianze storiche di varie epoche, in particolare sono da visitare il dolmen PLACA e il dolmen Gurgulante, entrambi di incerta datazione (forse dell’età del bronzo), i più antichi segni della presenza umna sul territorio. In ordine cronologico, di particolare rilevanza sono: l’abbazia di San Niceta con i suoi interessanti affreschi; la parrocchiale Maria SS. Assunta (XVI); il palazzo Baronale D’Amely (XVI sec.) la cappella dell’Immacolata, la cappella dell’Addolorata o dei Santi Medici, la torre dell’Orologio. Molti sul territorio frantoi ipogei, masserie, muretti e costruzioni “a secco” in pietra, testimonianze di archeologia industriale e architettura rurale legati all’attività agricola, principale fonte di reddito ancora oggi grazie soprattutto alla elevata produzione di olio di oliva, che fa di Melendugno una delle zone più produttive d’Italia.

Borgagne – Distante circa 5 km da Melendugno e altrettanti dal mare, la piccola località di Borgagne offre al suo visitatore il caratteristico centro storico con numerose case “a corte” ed una pregevole casa torre. Sempre nel centro del borgo si trova il castello Petraroli (fine XV), la bellissima chiesa madre Presentazione del Signore, e la chiesa della Madonna del Carmine. Lungo via Lecce si incontra l’affascinante frantoio semi ipogeo Sciurti (XVI). Perfettamente conservato e restaurato di recente, che rappresenta la testimonianza più evidente della vocazione agricola della zona nonché della cura con la quale si cerca di conservare la tradizione attraverso un utilizzo culturale degli spazi a fini divulgativi ed espositivi. Molto  interessante e varia l’offerta gastronomica, ricca di prodotti ortofrutticoli, olio di oliva, vino e prodotti caseari.

Torre Sant’Andrea – Posto magico e dalle bellezze marine mozzafiato, Torre S. Andrea è una località nata intorno ad una baia naturale, circondata da pineta e macchia mediterranea e occupata dall’uomo fin dall’Età del Bronzo e del Ferro; ha attraversato la storia conservandone i segni e interpretando tuttora, la vocazione di crocevia e luogo d’incontro, grazie all’intensa attività musicale e gastronomica delle strutture presenti e perfettamente integrate nel paesaggio, che ne hanno fatto una meta storica e irrinunciabile delle estati salentine. L’approdo abbraccia una piccola spiaggia, intorno alla quale non è raro trovare il pescatore intento a cucire le reti e curare la barca, o l’artigiano che costruisce meraviglie di giunco.

Torre Dell’Orso – Torre dell’Orso è la località turistica per eccellenza nel territorio di Melendugno, sia per la sua fortunata conformazione geografica, sia per la grande presenza di strutture e servizi per i turisti che ne fanno quasi una carta d’identità pubblicitaria del territorio. Qui le bellezze naturali si fondono con il dinamismo e modernità, equilibrandosi col il paesaggio circostante: una delle più belle spiagge del sud Italia accoglie i visitatori del centro de l paese, in un’atmosfera unica. I faraglioni Le Due Sorelle si stagliano su un mare trasparente appena di fronte alla grotta di San Cristoforo, utilizzata come luogo di culto prima pagano e poi cristiano dal VI sec. a.C. al XIII sec. d.C.

Roca Vecchia – A Nord di Torre dell’Orso, appena fuori dall’abitato sorge l’importantissimo sito archeologico di Roca Vecchia, che  precede le abitazioni moderne di Roca Li posti poco distante. Si tratta di un’area in cui la presenza umana è accertata sin dall’età del bronzo, come dimostrano i resti di massicce mura, al posto delle quali in età ellenistica (IV-III sec. a.C.) i messapi costruiscono un muro di cinta più grande fino all’edificazione del XIV sec. d.C. di una città e delle mura tardo medievali. Il sito è stato prevalentemente usato quasi esclusivamente a scopo di culti prima della costruzione della città e anche  successivamente; qui si venerava il dio Thaotor Andirahas, in onore del quale restano rare iscrizioni messapiche nella suggestiva grotta carsica Poesia Piccola, vera e propria cattedrale naturale antica.Visitando questi posti si intuisce facilmente come Roca possa essere stata così frequentata, visitata e amata nei secoli.

Roca Nuova – Roca nuova è uno splendido villaggio medievale, sorto nel XVI sec. d.c. in seguito all’abbandono di Roca Vecchia, da parte della popolazione che eresse uno splendido borgo nell’entroterra di Torre Dell’0orso in direzione di Melendugno a sua volta abbandonato all’inizio del ‘900: del complesso urbano restano vari edifici e ambienti con diverse destinazioni, una grande torre quadrangolare e la particolare chiesetta di S. Vito, meta di affascinantii processioni e festeggiamenti. La campagna circostante è rigogliosa e si suoi profumi e i suoi colori commentano al meglio queste immagini di storia. Il sito è stato recentemente restaurato nel comune di Melendugno e offerto alla fruizione dei visitatori ed è divenuto un magico palcoscenico di spettacoli, arte e musica.

San Foca – San Foca è senza dubbio la marina nel senso più tradizionale del termine, non solo perche qui si svolge sempre la vita dei pescatori e della gente  del posto che perpetua nel quotidiano la sua cultura, ma anche perché l’estate la gente del paese ci torna per soggiornare portando con se bagagli abitudini e riti. Sono da non perdere le feste di San Foca e della Madonna del Mare. Le attività legate alla pesca e alla balneazione sono sapientemente tramandate e salvaguardate da qualsiasi fattore ne possa compromettere la specificità. Da qualche anno, oltre a ad un lungomare di recente rinnovato, San Foca si è dotata di un grande ed efficiente porto turistico, che – in prospettiva – risulta essere importante contributo alla prosperità di un luogo essenziale e vitale per tutto il territorio. Bellissime le spiaggie Fontanella e Marangi.

Torre Specchia Ruggeri – A nord di San Foca, Torre Specchia Ruggeri segna il limite della costa al confine con il territorio di Vernole e presenta una serie di insenature e spiagette meravigliose  e, tra le dune, una torre di guardia del XVIsec. Anche San Foca, Torre dell’Orso e Roca possiedono una Torre, sempre nel XVI sec. in comunicazione visiva una con l’altra, tranne Torre Sant’Andrea dove di una preesistente torre costiera non sono rimasti nemmeno i ruderi. Nelle campagne dell’entroterra, masserie fortificate e furnieddhi convivono con antichissimi dolmen tra uliveti, macchia mediterranea e zone umide di grande importanza come la palude di Cassano, meta fissa di insoliti uccelli migratori.

Luoghi di culto

Grotte della Poesia

Le grotte della Poesia (grande e piccola) sono due cavità naturali sommerse che costituiscono un unico sistema carsico e iniziarono ad essere frequentate già a partire dall’età del bronzo(secondo millennio a.C.).Il nome poesia deriva probabilmente dal greco pòsis(l’atto del bere) vista la presenza di una sorgente di acqua dolce di cui vi sono le tracce.La grotta della Poesia Grande si sviluppa per circa 50 metri di lunghezza con andamento Nord-Sud e comunica con il mare attraverso un passaggio posto nella sua estremità Nord. Nell’angolo Sud-Est n breve sifone permette il passaggio in una caverna subaerea che presenta, sulla sinistra dell’ingresso, una spiaggetta sabbiosa. Da tale caverna, attraverso un altro breve sifone posto nella zona Sud, è possibile accedere nella grotta della Poesia Piccola. L’eccezionalità di questa grotta, scoperta nei primi anni ’80 del secolo scorso dal Prof. Cosimo Pagliata dell’Università del Salento, è rappresentata dalla presenza di iscrizioni e figurazioni incise lungo tutto il suo perimetro e una superficie di oltre 600 mq. Le figurazioni  riconosciute permettono di datare l’inizio della frequentazione all’età del bronzo mentre le iscrizioni in lingua messapica e latina sono nel complesso databili tra il IV e la fine del II secolo a. C.; dalle iscrizioni si evince che la grotta fu il santuario della divinità indigena maschile Thaotor Andirahas. Non è purtroppo possibile stabilire se all’interno della grotta si svolgessero deposizioni votive o sacrifici a causa  dell’intrusione delle acque del mare che hanno cancellato ogni traccia.

 Grotta di San Cristoforo

Situata all’estremità sud-orientale della baia di Torre dell’Orso, la grotta di S. Cristoforo è una cavità in parte artificiale che si apre nelle pendici dell’alta scogliera ed il cui interno è scavato a pianta rettangolare. Da indagini condotte dall’Università del Salento è emerso che la grotta era forse frequentata già a partire dal VI secolo a. C., dunque contemporaneamente alla fase messapica del sito di Roca Vecchia. Tracce di frequentazioni avvenute in epoche successive chiariscono il valore culturale che il luogo ha rivestito attraverso i secoli. La grotta fu frequentata da marinai, navigatori e mercanti che i accingevano ad attraversare il Canale d’Otranto e a tal fine si rivolgevano al Dio incidendo sulle pareti le loro invocazioni.l’uso di realizzare dei graffiti sulle pareti della grotta trova rispondenza anche in età medioevale come testimonia la presenza di una nave da trasporto e di numerosi di iscrizioni latine e croci.

Chiesa di San Niceta

La tradizione tramandataci da G. A. Ferrari riferisce che la Chiesa di San Niceta sarebbe stata fondata insieme ad un adiacente monastero ormai scomparso,da Tancredi d’Altavilla, conte di Lecce, nel XII secolo d. C.; tale datazione però non è stata finora confortata da evidenze archeologiche. Il più antico documento che menzioni il monastero di San Niceta è del 1324; anche l’impianto originario, sulla base di confronti con gli altri edifici sacri, confermerebbe la datazione dell’edificio all’iniziondel  XVI secolo d. C. che la struttura subì profonde modifiche strutturali. La Chiesa si presenta come una grande sala rettangolare coperta da una volta a botte a sesto acuto con in fondo un presbiterio quadrato da cui si accede ad una piccola sacrestia posta a lato rispetto all’asse centrale dell’edificio. Su entrambe le pareti laterali della navata si aprono tre archi ad ogiva tutti originariamente affrescati con trittici di Santi databili alla seconda metà del XIV secolo d. C., conservati quasi esclusivamente lungo la parete a sinistra dell’ingresso. Sulla parete di fondo sono presenti altri affreschi datati al 1563.

 Chiesa della Purificazione della Vergine di Borgagne

La Chiesa della Purificazione della Vergine di Borgagne venne consacrata nel 1584, ma dell’alzato originario dell’edificio si conserva soltanto l’abside: il portale è infatti datato 1611. la copertura originaria, verosimilmente a travature lignee, venne sostituita da una copertura a volta soltanto nel 1780-86. La Chiesa si sviluppa ad una sola navata con due altari per lato. Lungo la controfacciata sono presenti l’acquasantiera a destra del portale d’ingresso ed il fonte battesimale sulla sinistra. Sia queste due opere sia gli altari vennero realizzati nel tardo settecento dall’artista Emanuele Orfano da Alessano. Il primo altare sulla destra è quello del Crocefisso; il secondo è l’altare della Vergine del Rosario e dei Santi (1786) con una tela su cui è possibile ammirare una rappresentazione  di Borgagne nella prima metà del ‘600. Gli altari che si trovano sul lato a sinistra dell’ingresso sono rispettivamente l’altare dell’Immacolata, di cui un epigrafe ricorda l’anno di costruzione (1788) ed il committente (Carmine Pino), e quello di Sant’Antonio, anch’esso settecentesco.

 Chiesa matrice di Melendugno

La chiesa matrice di Melendugno, intitolata all’Assunzione della Vergine, presenta una serie di fasi che testimoniano lo sviluppo del centro a partire dall’età barocca, con il conseguente spopolamento dei casali circostanti. La struttura originaria era del XVI secolo; di questa rimangono soltanto il portale d’ingresso, datato al 1575 e la porta che conduce alla sacrestia. L’attuale facciata è stata terminata nel 1773 ed ha inglobato il portale cinquecentesco. La chiesa si sviluppa in tre navate. Ai lati del portale d’ingresso si possono osservare l’acquasantiera sulla destra e il fonte battesimale sulla sinistra, entrambi scolpiti nel 1783. Nella navata laterale destra il primo altare è intitolato a San Giovanni Battista e reca incisa la data 1757; il secondo, che reca iscritta la data 1661, è l’altare della Madonna del Carmine; seguono il cappellone di San Niceta costruito dalla famiglia baronale D’Amelj. Nel presbiterio rimangono poche tracce dell’altare settecentesco in pietra leccese. Nella navata laterale sinistra il primo altare, intitolato alla Vergine Addolorata, venne eretto nel 1796; il secondo, intitolato a San Marco, è di dubbia attribuzione nonostante l’iscrizione rivendichi la paternità all’artista Aprilis Petrachi da Melendugno; il terzo altare, datato 1688 è intitolato alla Madonna del Rosario; l’altare della Natività di Gesù venne invece realizzato nel 1643 da Donato Chiarello da Copertino e l’ultimo altare intitolato a Sant’Antonio da Padova fu eretto nel 1686. Da segnalare il prezioso tabernacolo ligneo intagliato da Aprilis Petrachi nel 1711 e recentemente restaurato.

Chiesa della Madonna di Roca

Il Santuario semi-ipogeo intitolato a Maria SS delle Grazie di Roca venne probabilmente realizzato nel VXII secolo ad opera di maestranze locali. E’ un edificio d’impianto tardo cinquecentesco a tre navate di uguale altezza e con volte a crociera impostate su due file centrali di colonne in pietra leccese su alto basamento. La facciata prospetta su uno spiazzo ricavato ad una quota inferiore rispetto al piano stradale.L’altare maggiore in pietra leccese, rifatto alla fine del ‘600,presenta il dipinto della Vergine con il Bambino. Alle spalle dell’altare si aprono la sacrestia,di recente costruzione e una intercapedine che corre lungo i lati della Chiesa e che sul lato sinistro ha intercettato un ambiente ipogeo  verosimilmente in origine parte dell’insediamento rupestre medievale ancora oggi visibile nell’insenatura che si trova attraversando la strada provinciale che costeggia il Santuario.

Chiesa dell’Addolorata

La cappella dell’Addolorata è un edificio religioso fortificato fatto erigere, cosi come riportato nell’iscrzione sul prospetto, dal vicario Francesco Cesare nel 1760. La presenza di tale tipologia di edifici, presenti in tutta la Terra d’Otranto, è attestata con maggiore frequenza nelle aree più vicine al mare e dunque maggiormente esposte agli attacchi provenienti dalle campagne circostanti. Le Chiese fortificate erano dotate di due elementi difensivi: i piombatoi, che aggettavano dal filo del muro in corrispondenza degli ingressi, e le saettiere ricavate lungo i parapetti del terrazzo sui lati più esposti. Nel periodo in cui fu costruita la Cappella dell’Addolorata seganva il limiete dell’abitato lungo il margine destro della via per Roca e per questo era dotata di saettiere ricavate lungo i parapetti del terrazzo. All’interno della Cappella si può osservare un altare riccamente decorato scolpito nel 1763 da un maestro locale. A destra del portone d’ingresso si conserva un’acquasantiera in pietra leccese. L’adiacente sacrestia venne infine costruita nel 1808.

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